NASCOSTO DIETRO UN SORRISO

di Giorgio La Marca

Questa è la storia di Tobia. Un clown, anzi il più famoso clown del Circo delle Stelle. I suoi numeri erano applauditi da tutti gli spettatori che ridevano a crepapelle durante tutte le sue esibizioni.

Era un bravissimo clown. Conosceva l 'arte alla perfezione. In tanti anni aveva studiato tutte le soluzioni più divertenti per far ridere il pubblico, sia da solo che con la spalla di altri artisti o addirittura con l'aiuto delle persone sedute in platea e coinvolte all'improvviso. Aveva tanti costumi colorati, parrucche e nasi rossi. Oltre che dal pubblico, Tobia era ben voluto da tutti i suoi colleghi. Quando le luci di scena si spegnevano, Tobia continuava a far ridere tutti con la sua stravaganza e le sue trovate geniali. Era anche un bravissimo cuoco: forse proprio questa passione gli aveva fatto mettere dei chiletti in più.

Ma ad un certo punto della sua storia, la felicità di Tobia cominciò a diminuire, giorno dopo giorno. Malgrado ciò sorrideva sempre non facendo trasparire i suoi pensieri. Qualcosa era nascosto dietro quel sorriso. Il motivo? Non voleva più essere un clown! Da oltre trent’anni non faceva altro che far ridere il pubblico. E allora, appena uscito di scena non rientrava nel camerino come era solito fare, ma restava dietro le quinte dove, tra le pieghe del grande sipario rosso, ammirava i suoi colleghi acrobati e domatori che scatenavano nel pubblico quel turbinio di emozioni e adrenalina che portava alla riuscita del numero e all’esplosione dell’applauso.

Tobia avrebbe voluto essere con loro a volare da un trampolino all’altro oppure chiuso nella gabbia a domare i leoni: ma non lo aveva mai fatto. Era convinto che in quel modo il pubblico lo avrebbe apprezzato di più.

Una mattina, dopo un’ennesima notte insonne, decise di imparare a fare altro e proporsi al proprietario del circo in un'altra veste, in un ruolo più congeniale alle sue ambizioni. E così passò le sue ore libere ad osservare tutti i suoi colleghi per scovare i trucchi e segreti del mestiere.

<<Potrei imparare a domare i leoni e le tigri!>> diceva tra sé mettendo sulla testa il cappello del domatore Marcus e tenendo tra le mani la frusta usata nella gabbia: <<Dovrei però perdere un bel po' di pancetta per indossare il suo vestito, ma soprattutto ho paura dei leoni!>>.

Gli allenamenti degli acrobati e trapezisti neanche lo convinsero. <<Poverini mangiano poco e non fanno altro che correre e alzare pesi!>>.

Mentre lo sconforto prendeva il sopravvento, ecco che vide seduto su una sedia a mangiare un grosso panino con cotoletta e peperoni, Fernando, il presentatore del circo.

<<Ma sì! Potrei anche io fare il presentatore! Non bisogna mangiare di meno e il pubblico ha un gran rispetto per il suo ruolo!>>. Fece una corsa nel suo camerino e iniziò a provare una possibile apertura di spettacolo: <<Signori e signore il presentatore Tobia vi dà il benvenuto al circo delle Stelle!>>. Durante la sua lunga carriera aveva conosciuto tanti presentatori e aveva ascoltato tante parole, quindi non doveva fare altro che scrivere la sua presentazione più bella e provare e riprovare guardandosi allo specchio: <<Indosserò il più bel vestito che mi cucirò da solo>>.

E così, ogni giorno, appena terminati suoi numeri, correva nel camerino e provava le presentazioni fingendo di avere tra le mani un microfono vero, usando al suo posto una spazzola. Al mattino faceva un po' di corsetta e si allenava con gli altri artisti.

Era di buon’umore. Sia i colleghi che il pubblico lo vedevano al settimo cielo, le sue esibizioni in scena diventavano sempre più divertenti. Solo Tobia non se ne accorgeva, il suo obiettivo era quello di chiudersi nel camerino, indossare il vestito che aveva abilmente cucito e provare le presentazioni.

<<Sono pronto! -  disse tra sé una sera – Domani andrò dal proprietario del circo e gli chiederò di farmi un provino. Si stupirà per la mia abilità! Sarò di sicuro il nuovo presentatore!>>.

Uscito dalla roulotte, vide delle persone parlottare nella penombra. Curioso com’era cercò di capire chi fossero ma soprattutto cosa si dicessero. Senza farsi vedere, notò che erano due suoi colleghi: l’acrobata e il presentatore.

Non avevano l’aria molto felice, anzi tutt’altro.

<<Non ce la faccio più a fare questo lavoro!>> disse l’acrobata. <<Rischio la mia vita ogni istante. Una piccola disattenzione e zac! Per quanto altro tempo potrò fare questo mestiere? Pochissimo. Ai primi acciacchi sono fuori!>>.

<<Il mio lavoro è peggio! - continuò mestamente il presentatore - vedo gli altri prendere la scena e io dico solo quattro parole. Con questo lavoro si vive anche per un applauso, che per me non ci sarà mai. Faccio applaudire tutti: mai un applauso per me>>.

<<Il vero artista tra noi è Tobia! E’ bravo e anche molto fortunato a fare questo mestiere. Sa come far ridere e far divertire tutti!>> continuò l’acrobata.

<<E’ un portento. Quando entra lui, il pubblico è euforico. Al termine dei suoi numeri resta a tutti il sorriso sulla bocca. Ho cercato più volte di imitarlo, ma è impossibile. Le sue doti sono innate!>> concluse il presentatore mentre pian piano andavano via raggiungendo il tendone del circo.

Tobia era lì che aveva ascoltato incredulo tutta la conversazione. <<Loro vogliono diventare come me? Ma non ero io che dovevo imitarli? Com’è possibile? Sono così fortunato e non lo sapevo?>>.

Quella notte per Tobia fu insonne. Si girava e si rigirava nel letto ricordando tutte le volte che il pubblico lo aveva applaudito e tutti i complimenti ricevuti.

La mattina seguente mentre tutti facevano colazione, il proprietario del circo chiese a Tobia: <<Volevi parlarmi in privato, giusto?>>. Un momento di imbarazzo: tutti gli occhi era puntati su di lui.

Il clown si alzò e rispose: <<Non c’è bisogno! Quello che ho da dire, posso farlo anche qui davanti a tutti!>>.

<<Bene, allora ti ascoltiamo!>> rispose l’uomo.

Tobia aveva provato il discorso da fare al proprietario del circo tante volte davanti allo specchio, ma dalla sua bocca uscirono altre parole: <<Il clown Tobia ha preparato un nuovo numero e vorrebbe proporlo al pubblico>>.

<<Di cosa si tratta?>> gli chiesero.

<<Sarà una sorpresa per tutti!>> concluse Tobia.

<<Mi fido! Permesso accordato!>>.

Quella sera c’era grande attesa. Tobia mise in scena un numero strepitoso. Fece ridere tutto il pubblico e tutti i suoi colleghi che per l’occasione erano tutti ai   bordi dell’area spettacolo per godersi la sua performance.

Terminato il suo numero ci fu un grandissimo applauso e tutti ripetevano il suo nome per tenerlo quanto più tempo in scena.

Da quel giorno Tobia era nuovamente felice perché aveva capito che faceva un lavoro bellissimo, quello che aveva sempre sognato di fare. <<Lo scopo della vita, è la felicità… bisogna dare sempre il massimo per essere felici!>> disse Tobia al microfono facendo un grande inchino al suo pubblico.