INVISIBILE TRA GLI INVISIBILI

episodio 2

di Giorgio La Marca

Ricordate la storia di Carlo e degli invisibili della stazione di Napoli?

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Carlo è un giovane studente universitario, benestante. L’incontro con Alice gli cambia la vita. Grazie a lei conosce  la realtà  degli invisibili...... Decide così di essere uno di loro… per ascoltare le loro storie e tentare di aiutarli… un invisibile tra gli invisibili.

Questo episodio che adesso ti racconto s’intitola IL BENE PORTA AL BENE


Sono da poco passate le dieci di sera. Come ogni notte, i porticati della stazione i Napoli si trasformano in una grande camera da letto per ospitare sui freddi sanpietrini decine e decine di persone che dovranno passarci la notte per ripararsi dal freddo e dalla pioggia. Carlo è lì e, dopo aver aiutato i volontari della parrocchia a distribuire il cibo, opportunamente camuffato e con un piccolo bagaglio formato solo da coperta e cartoni, cerca spazio tra gli invisibili per sdraiarsi e poter parlare con qualcuno di loro. La storia che conoscerà questa notte è quella di Salvatore. Una storia davvero particolare!

Il giovane cammina con passo lento e testa bassa sul lungo marciapiede. Lo incuriosisce un uomo anziano, avvolto in una coperta e seduto con la schiena poggiata ad un pilastro, che sfoglia un vecchio libro che tiene gelosamente stretto tra le sue mani. Lo osserva! E’ l’unico invisibile che legge, gli altri già dormono o mangiano. Così, senza farsi notare, Carlo sistema le sue cose poco distante dal suo “giaciglio”.

“Posso mettermi qui?” chiede Carlo al vecchio uomo che intanto aveva chiuso il suo libro.

“Certo!” gli risponde l’uomo “Adesso ho terminato le mie preghiere. Vorrei tanto dormire, ma non ho sonno”.

“Neanche io ho sonno - dice Carlo -. Se vuoi possiamo farci compagnia. Tanto domani mattina non ho impegni”.

“Puoi venire con me, se ti va – continua il vecchio - Celebro la messa alle sei dalle suore, qui vicino”.

“Sei un prete?” chiede il giovane.

"Si! Un vecchio prete!"

Quell’anziano uomo era un sacerdote, Don Salvatore e aveva 82 anni.

Passato il momento di smarrimento e imbarazzo, Carlo inizia le sue domande per conoscerlo meglio e soprattutto per capire cosa ci facesse lì anziché essere in una canonica o assistito da una perpetua.

L’uomo iniziò a raccontarsi e noi, per conoscere la sua storia, dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Siamo negli anni 50. Salvatore, figlio unico di una famiglia benestante napoletana, entra quasi subito in seminario. Ordinato sacerdote, gli affidano la guida di diverse parrocchie: tutte nella città di  Napoli. Nell’ultima era stato parroco per oltre venti anni.

“Ma adesso sono vecchio. Largo ai giovani” dice al suo giovane amico con gli occhi lucidi ed emozionato per aver ricordato tanti momenti belli della sua vita.

Carlo lo guardava. Quel prete era lì…tra puzza d’urina e freddo. Era felice, benché non avesse nulla. Salvatore gli raccontò che tutte le proprietà di famiglia in tutti quegli anni di ministero erano state vendute e distribuite ai poveri.

“Tanti papà mi sono venuti a chiedere un aiuto per comprare da mangiare e medicine ai propri figli. Nel mio piccolo li ho aiutati. Avrei potuto fare di più, se solo avessi avuto altro da donare. Adesso sono ricco! Sono ricco perché sono felice di aver preso le scelte giuste, e poi la Misericordia di Dio non mi abbandona. La mattina faccio colazione dalle suore e da loro mi lavo. Dormo qui, nella camera da letto più bella del mondo, con un soffitto pieno di stelle e con nuovi compagni di stanza con cui chiacchierare. Se avessi avuto una casa tutta …e mentre lo diceva si emozionò... Se avessi avuto una casa tutta mia adesso non ti avrei conosciuto”.

I due parlarono a lungo finché non sopraggiunse il sonno.

La mattina dopo Carlo e Salvatore andarono dalle suore per la messa. Carlo era al primo banco e non staccava gli occhi dal suo amico che durante l’omelia parlava del coraggio di essere testimoni dell’Amore ad un piccolo gruppetto di suore assonnate.

Terminata la messa i due si salutarono  e si diedero appuntamento per la sera al “solito posto”.

Ma Carlo aveva un progetto bene preciso per quella giornata.

Andò nell’ultima parrocchia dove era stato parroco don Salvatore. Trovò un giovane parroco, don Luigi, a cui raccontò tutta la storia del vecchio prete.

Don Luigi era in quella chiesa da pochi anni per cui non  aveva conosciuto il vecchio prete  personalmente ma solo dai racconti delle tante persone che gli avevano voluto bene. La storia raccontata da Carlo commosse il sacerdote che promise che quella sera stessa, con i suoi parrocchiani sarebbe andato a prendere don Salvatore e lo avrebbe fatto alloggiare nella canonica che lui stesso aveva fatto costruire tanti anni prima. In quelle mura amiche la sua comunità gli avrebbe assicurato assistenza e cure.

E così.. accompagnato da una piccola delegazione della parrocchia, don Luigi andò alla stazione con striscioni e bandiere. Trovarono don Salvatore proprio nel punto indicato da Carlo. Lo abbracciarono e lo portarono via tra commozione e abbracci di tutti.

Carlo era lì, a poca distanza, che distribuiva i pasti agli altri invisibili e piangeva anche lui vedendo la felicità del suo amico.

Nell’auto don Luigi consegnò a don Salvatore una lettera di Carlo. L’uomo l’aprì e la lesse

Caro don Salvatore, mi ha regalato una speranza! Le parole che hai detto questa mattina durante la messa le porterò sempre nel cuore: IL BENE PORTA AL BENE. Tuo amico, Carlo!