IL MIO NOME

di Giorgio La Marca

C’era una volta un bambino di nome Filippo. Aveva nove anni ed era il primo di tre figli. Aveva tanti amici e tante persone che gli volevano bene, malgrado ciò, molte volte, proprio con loro era sempre arrabbiato e nervoso.

Aveva un motivo molto particolare: a Filippo non piaceva il suo nome. “Filippo” proprio non gli andava giù e malgrado tutti gli dicessero che fosse un nome come un altro, lui si irritava ogni volta che si sentiva chiamare.

All’appello del mattino in classe, diceva <<Presente!>> prima che la maestra lo chiamasse, ma non c’era verso il suo nome veniva detto lo stesso <<Filippo aspetta che ti chiamo!>> diceva l’insegnante ogni giorno. Le maestre ripetevano il suo nome tante volte nel corso della giornata <<Filippo vieni alla lavagna>>, <<Filippo hai studiato?>>

Sembrava che nessuno potesse fare a meno di dire il suo nome dieci, cento, mille volte al giorno. Anche gli amici, durante la ricreazione, lo chiamavano di continuo <<Filippo vuoi giocare con noi?>>

A casa, poi, la mamma faceva ancora di peggio: lo chiamava utilizzando dei nomignoli, del tipo <<Phil>> o <<Fily>>. I suoi fratellini, anche solo per dirgli <<Ti voglio bene>>, ripetevano il nome <<Filippo, ti voglio bene>> e lui si arrabbiava di brutto. Tutto sembrava essere contro di lui. Anche i quaderni ed il diario, nella prima pagina, gli chiedevano di scrivere il nome e lui lo scriveva utilizzando una scrittura minuscola quasi illeggibile.

Una notte, affacciato alla finestra della sua stanza, urlò contro la luna ad alta voce <<Odio il mio nome!>>

Fu proprio in quel momento che vide una stella cadente. Capì che quella poteva essere la svolta tanto attesa. Espresse un desiderio utilizzando tutta la voce a sua disposizione:

<<Desidero che il mio nome sparisca!>>


La mattina seguente si svegliò normalmente. Andò in cucina a fare colazione e notò che nessuno della famiglia gli rivolgeva la parola. Stessa cosa accadde a scuola. Gli amici non lo interpellavano per giocare e le maestre non lo chiamavano alla lavagna o semplicemente non lo menzionavano nell’appel- lo. <<Ma cosa sta accadendo?>> si chiese il bambino. <<Sono diventato invisibile?>> pensò. Così si giro verso il compagno di banco e gli disse: <<Hey, mi vedi?>>

<<Certo che ti vedo>> gli rispose.

Gli ritornò alla mente il desiderio della sera precedente. Era felicissimo <<Si sarà avverato il mio sogno>> disse tra sé.
Così aprì i suoi quaderni e non trovò più scritto il suo nome, ma solo degli scarabocchi. Si voltò nuovamente verso lo stesso compagno di banco e gli chiese <<Come mi chiamo?>>

<<Non lo so>> gli rispose il bambino infastidito dalle tante domande. Filippo era oramai al settimo cielo. Durante la ricreazione nessuno gli ripeteva il suo nome e a casa la mamma non lo chiamava neanche usando i vezzeggiativi. Passavano i giorni e nessuno più pronunciava il suo nome tanto che anche lui l’aveva dimenticato. Ma la sua felicità iniziale diminuiva giorno dopo giorno nonostante fosse quello il suo più grande desiderio. Si stava accorgendo che il proprio nome era il bene più prezioso che aveva, senza di esso le persone che lo amavano non potevano chiamarlo o semplicemente pensarlo. Filippo non giocava più con gli amici né con i fratellini. Trascorse molte notti sveglio alla finestra in attesa di vedere una stella cadente per poter esprimere il desiderio di avere di nuovo il suo nome, ma nulla.

<<Ma qual è il mio nome?>> si chiedeva. Nessuno lo ricordava, neanche la mamma. Rovistò negli armadi alla ricerca di qualche traccia del suo nome. Ricercò ovunque. Trovò un piccolo album con le foto della sua nascita. Sfogliò tutte la pagine e, sull’ultima, era attaccata una piccola lettera scritta dalla sua mamma.

<<Figlio mio. Oggi sei nato e sono sola qui con te nella stanza della clinica. Stai dormendo. Ho scelto il tuo nome. E’ il nome di tuo nonno: mio padre. Mi ha tanto amata ma purtroppo è morto troppo presto. Spero tu possa essere orgoglioso di questo nome che porterai. Lui era un artista, c’era sempre per tutti. Mi diceva di essere fiero del suo nome perché era quello di suo nonno a cui tutti volevano bene. Spero lo porterai con tanta fierezza. Buona vita Filippo>>.

<<Si! Mi chiamo Filippo! E’ questo il mio nome!>> disse il bambino.

Fu proprio in quel momento che si svegliò.


<<E’ stato solo un sogno?>> si chiese. Doveva capirlo, così corse in cucina dove c’era la mamma ad aspettarlo <<Buongiorno Phil, dormito bene?>>, <<Ho fatto un brutto sogno. Ma era solo un sogno>> e l’abbracciò.

<<Mi racconti la storia del mio nome?>> disse il bambino e la madre gli raccontò quello che aveva appena letto nel suo sogno. <<Sono proprio felice di chiamarmi Filippo. Il nome è davvero un grande dono e un grande tesoro>> disse scrivendo a grandi caratteri il suo nome su un foglio.