Introduzione a cura del Maestro Teo
Nel magico mondo di storie che si dipana tra queste pagine, emerge un racconto straordinario che affronta il dolore, la perdita e la rinascita. Mary, con la sua penna carica di emozioni, ci invita a esplorare il significato profondo di un abbraccio, un gesto così semplice ma carico di significato.
Questa storia sottolinea come l'abbraccio sia il protagonista indiscusso di questa avventura. Mary ci conduce attraverso il suo viaggio emotivo, narrando un periodo della sua vita intriso di amore e, allo stesso tempo, segnato dalla tragica presenza della morte.
Con il suo stile delicato e coinvolgente, Mary ci svela il potere dell'abbraccio, delle braccia che stringono con forza e trasmettono calore e sicurezza. L'autrice ci fa rivivere quei momenti in cui l'abbraccio diventa un rifugio, un guscio protettivo contro le avversità della vita.
La storia si sviluppa in maniera inaspettata quando il cattivo, impersonato dalla morte, entra in scena, portando via l'abbraccio tanto desiderato e lasciando Mary sola.
La narrazione si fa intima e coinvolgente, poiché Mary condivide con il lettore il suo dolore, la sua rabbia e il suo senso di smarrimento.
Tuttavia, il lieto fine si manifesta in modo inaspettato. Mary, nel suo cammino di elaborazione del lutto, trova risposte in un luogo sacro, nella chiesa, ascoltando le parole di Dio. La frase che cattura il suo sguardo e il suo cuore la riporta al calore dell'abbraccio perduto e le dona una prospettiva nuova sulla vita e sulla morte.
Vi invito a riflettere sulla forza dell'amore genuino: l'abbraccio non conosce confini temporali quando è alimentato da un amore autentico. Mary, con il suo coraggio nel raccontare la sua storia, diventa la voce di tutti coloro che hanno conosciuto la perdita e la rinascita attraverso il potere di un gesto così umano.
Grazie Mary per aver condiviso con noi il tuo intimo e toccante racconto. Attraverso le tue parole, siamo chiamati a esplorare il viaggio emozionante della vita, riscoprendo la forza trasformatrice dell'abbraccio e dell'amore.
Buona lettura,
Maestro Teo
Il racconto
C’era una volta…
Così inizio la mia storia, come le più belle favole che ho ascoltato da bambina.
In quelle storie c'era sempre un buono e un cattivo, ma soprattutto c'era un "lieto fine", tanto atteso durante tutto il racconto, che non vedevo l'ora di raggiungere.
Il protagonista della mia storia è un abbraccio… Sì, proprio quelle braccia sicure che ti stringono così forte da sentire persino il cuore che batte e che ti riscalda.
C’era una volta un abbraccio…
Ma c'era anche un cattivo, che in questa storia è al femminile, una cattiva: la morte!
Vi chiederete allora: “Se c'è la morte, significa che c'è la fine. Che storia può mai essere? Quale lieto fine puoi trovare”.
Forse avete ragione… o forse no. Con questa storia voglio proprio svelarvi il mio lieto fine.
Ognuno di noi scrive qualcosa quando la tristezza prende il sopravvento, quando vogliamo parlare senza che nessuno lo venga a sapere, quando vogliamo urlare senza che alcun orecchio possa sentirci, quando non vogliamo mostrarci deboli, quando non vogliamo mostrarci per quello che siamo noi in realtà… esseri umani… semplicemente esseri umani.
Voglio raccontarvi quella parte di me che ha deciso di fermare il tempo agli anni 2016 e 2017. È stato un periodo indimenticabile, colmo di amore. Ed ecco il protagonista della storia: l’abbraccio. Quelle braccia che mi stringevano. Se chiudo gli occhi, ancora sento l'odore di quella persona.
Erano solo due braccia strette intorno a me, eppure mi facevano sentire protetta e sicura. Ero piccola, con una vita intera per godermi quell’abbraccio. “Nulla potrà rovinare la perfezione” pensavo.
Ma ecco… che questa storia prende una strada diversa… perché arriva lei, la morte, e lo porta via, lasciandomi sola. Sì, c'erano tante persone intorno a me che mi amavano, ma mi sentivo sola perché quell’abbraccio sicuro non era più con me, mi era stato strappato via nel modo più vile.
Ero arrabbiata con tutti, soprattutto con Dio. Non capivo perché me lo avesse tolto. D’un tratto il mondo mi era caduto addosso, erano cadute le mie certezze, avevo smarrito il mio punto di riferimento, ma soprattutto avevo perso l’abbraccio.
È passato del tempo… cinque anni… L'anno scorso ho fatto una cosa insolita per me: sono entrata in chiesa e ho fatto direttamente a Dio questa domanda: “Perché?”. Ero lì, da sola, seduta su una panca e ho scoperto che Dio parla ad ognuno di noi… lo fa a modo suo.
Mentre mi scervellavo in un turbinio di emozioni e stati d'animo contrastanti, ho alzato lo sguardo e mi è balzata agli occhi una frase stampata su uno striscione affisso qualche metro sopra il tabernacolo: “Non c’è amore più grande di dare la propria vita al tuo prossimo”.
Mi è venuta alla mente una frase che quella persona speciale diceva spesso: “Se serve la mia vita per un bambino che è in difficoltà, sono pronto a dargli la mia”. Sono scoppiata in un pianto, ma stavolta era di felicità… avevo riassaporato il calore dell’abbraccio.
Non so qual è il progetto di Dio, ma proprio Dio mi voleva lì… in quel preciso momento. Era seduto su quella panca insieme a me per dirmi che nel viaggio della vita non sono sola e devo avere la forza per andare avanti.
E allora ecco che il protagonista della mia storia, quell’abbraccio forte, sconfigge la morte, perché non è vero che “le cose belle durano poco”, ma durano in eterno se a muoverle è l’amore vero.
Continuiamo il viaggio insieme, papà, sempre stretti in un abbraccio unico.
Mary